-L'inventario del 1397-

-Un'ipotesi di ricostruzione della planimetria del Palazzo dei Priori (Contenuto delle stanze)-

Il Palazzo del Podestà

-Piante tematiche: La vita
all'interno del palazzo-

-Bibliografia-

-Ringraziamenti-

Il palazzo dei priori e il palazzo del podestà di Perugia alla fine del Trecento > Il contesto

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Breve storia del comune di Perugia

Il primo documento che testimonia a Perugia la presenza delle istituzioni comunali risale al 1139 e ci informa dell'atto di sottomissione della comunità dell'isola Polvese sul lago Trasimeno al comune di Perugia. Nei decenni successivi, soprattutto durante il XIII secolo, altri territori e comuni minori vengono inglobati nel territorio controllato dalla città che in questo periodo è annoverata tra le più sviluppate dell'Italia centro-settentrionale, sia come numero di abitanti (quasi 30.000) che come piazza commerciale[1]. Il comune è guidato da un Podestà e dal 1255 da un Capitano, ma a reggere le fila del governo sono i rappresentanti del “popolo”, da intendere come gruppo sociale composto da cittadini facoltosi che svolgono attività lavorative legate al commercio e alla produzione di beni e che si oppongono ai Milites, i nobili che risiedono nel contado e sono i proprietari delle terre fuori dalle mura cittadine[2].

Nella seconda metà del Duecento Perugia è all'apice della sua parabola di stato autonomo e controlla un terrtorioi che si estende per buona parte dell'attuale Umbria e che spiega le notevoli dimensioni che oggi presenta la provincia e il comune di Perugia. La potenza della città e dell'organizzazione comunale è rappresentata dalla maestosa fontana scolpita da Arnolfo di Cambio, che, dal 1275 si trova di fronte ai palazzi del potere civile e religioso della città. Negli anni '80 la potente Foligno soccombe alle armi del comune perugino, ma il prezzo di questa conquista è il prosciugamento delle casse dello Stato e l'inimicizia con la Chiesa, che esercita un velato controllo sui comuni dell'Italia centrale.

La magistratura dei priori venne istituita nel 1303. “Il priorato fu veramente la chiave di volta del nuovo sistema nato da una piccola 'rivoluzione' all'interno del regime popolare; i priori rimarranno in attività, a parte una breve interruzione negli anni 1540-52, fino al 1816, segno della validità e duttilità della magistratura”[3]. Dal 1305 il papato è trasferito ad Avignone e nel 1378 deve affrontare il grande scisma all'interno della cristianità occidentale. Dunque la Chiesa, il principale ostacolo a una piena autonomia del comune di Perugia, attraversa una delle fasi peggiori della sua storia. Di conseguenza la città umbra, che appartiene nominalmente da circa due secoli alle terre del papato, continua la sua politica espansiva fino alla metà del Trecento.

La peste del 1348 che invade quasi tutta l'Europa e la crisi economica generale non risparmiano la città umbra che deve anche affrontare dagli anni '60 di quel secolo il tentativo della Chiesa di ripristinare il suo dominio nell'Italia centrale. La discesa in Italia del legato papale Egidio di Albornoz è l'inizio per il governo priorale di una serie di insuccessi militari e diplomatici che gradualmente porteranno il territorio perugino a diventare una delle provincie pontificie. In questo periodo alleati dei rappresentanti e condottieri del Papa sono i nobili fuoriusciti che dalle loro ville e castelli nel contado ambiscono a tornare in città e riappropriarsi del governo cittadino. Così le forze che si contrappongono al comune popolare, spesso appoggiate dagli strati più bassi della popolazione, riescono a più riprese a impossessarsi della città. Nel primo quinquennio degli anni '70 del Trecento si instaura la dittatura del vicario pontificio abate di Monmaggiore, costretto poi a fuggire da una rivolta popolare. Invece, dal 1393, in uno dei momenti in cui la parte popolare ha la meglio su quella nobiliare, il capitano di ventura Biordo Michelozzi assicura fino al 1398 un breve periodo di stabilità alla città.

Perugia, comunque, alla fine del Trecento è ormai una potenza minore, contesa dai potenti stati regionali dell'Italia bassomedioevale (la repubblica di Firenze, lo Stato della Chiesa con il papa Bonifacio IX, la signoria di Milano e il regno di Napoli). Nell'anno 1400 Perugia si allea o meglio si consegna a Giangaleazzo Visconti, signore di Milano, che ha esteso il suo stato a gran parte dell'Italia centro-settentrionale.[4]. Dal 1408 al 1414 Perugia si offre invece al re di Napoli Ladislao d'Angiò Durazzo. I priori continuano a essere eletti e a esercitare le loro funzioni sotto il controllo del viceré e delle truppe angioine che per il momento tengono lontano dalle mura della città Braccio Fortebraccio da Montone, il nemico principale del regime popolare, che tra alti e bassi regge la città da più di due secoli. Questi è un nobile condottiero perugino che, al servizio del Papa e di altri potentati, brama di conquistare Perugia e aprire le porte ai nobili fuoriusciti. Dopo vari tentativi, Braccio entra in città da trionfatore nel 1417. “Se dal punto di vista delle strutture di governo nulla sembra cambiare nel periodo del Fortebracci, muta però il quadro sociale di riferimento”[5]. Le più alte cariche pubbliche del comune sono aperte definitivamente ai nobili, che, da questa data, si appropriano anche del mondo degli affari e degli investimenti mercantili che avevano fatto la fortuna della parte “popolare”.

Braccio Fortebracci muore nel 1424. La seconda metà del XV secolo vede Perugia tornare progressivamente sotto il controllo della Chiesa. Le prerogative e le modalità di elezione dei priori sono assunte dai rappresentanti del Papa (il governatore, il legato e il tesoriere pontificio) se non da Roma stessa. La storiografia[6] definisce la nuova situazione del governo perugino con il termine diarchia, almeno fino a quando la famiglia dei Baglioni alla fine del '400 riuscirà a emergere tra le altre della nobiltà perugina. I membri di questa Casa vengono eletti spesso tra i priori, tra i componenti della nuova magistratura denominata i Dieci dell'arbitrio, tra i Savi dello Studium, a conferma del loro prestigio. Figura di spicco è Giampaolo che riesce a mettere un freno alle lotte intestine e alle stragi all'interno della stessa famiglia e a evitare il ritorno in città degli esponenti degli Oddi, la principale casata avversaria dei Baglioni. A cavallo tra Quattrocento e Cinquecento si sperimenta con questo personaggio un periodo di relativa autonomia di Perugia dal controllo pontificio. Presto Papa Leone X de Medici metterà fine a questa stagione facendo uccidere Giampaolo che si era avvicinato al duca di Urbino.

La storia successiva fino a quasi la metà del Cinquecento è un susseguirsi di fatti cruenti, faide interne alla città e sussulti di rivolta contro le magistrature del Papa. Nel 1535 viene bruciato il palazzo del governatore, un tempo residenza del podestà. Con la guerra del sale (1540) l'autonomia e le antiche libertates del comune vengono soppresse e i priori non saranno nominati fino al 1552, quando la carica sarà ripristinata per grazia di Papa Paolo IV.

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